Rapporto Biennale sulla Parità di Genere: Scadenze e Procedure per il Biennio 2022/2023

Scopri le linee guida e i requisiti per la trasmissione del rapporto biennale sulla parità di genere, le agevolazioni disponibili e le sanzioni per la mancata conformità.

Premessa

Il rapporto biennale sulla parità di genere è un documento cruciale che i datori di lavoro pubblici e privati con più di 50 dipendenti devono inviare al Ministero del Lavoro. Questo rapporto, che deve essere trasmesso telematicamente, offre un’analisi dettagliata sulle dinamiche di genere all’interno delle aziende.

Il rapporto è trasmesso alle rappresentanze sindacali aziendali e alla consigliera e al consigliere regionale di parità, che elaborano i relativi risultati trasmettendoli alla consigliera o al consigliere nazionale di parità, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Dipartimento delle pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri (art. 3 Legge 162/2021).

Aziende Obbligate alla Trasmissione

Il Decreto Interministeriale stabilisce che le aziende con oltre 50 dipendenti sono tenute a presentare il rapporto biennale. I dati devono riflettere la situazione al 31 Dicembre del secondo anno del biennio di riferimento.

Le aziende pubbliche e private che occupano fino a 50 dipendenti possono redigere il rapporto su base volontaria (art. 46, comma 1-bis, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198).

Le aziende che intendono partecipare a procedure pubbliche per le quali sia richiesta la presentazione del rapporto biennale potranno produrre copia di quello già presentato con riferimento al precedente biennio (2020/2021), integrando la documentazione con il rapporto per il biennio 2022/2023 entro il termine del 15 luglio.

Il rapporto biennale contenente i dati relativi alla parità di genere per il biennio 2022-2023, con riferimento alla situazione del personale maschile e femminile al 31 dicembre 2023, deve essere compilato in modalità esclusivamente telematica, sul portale sul portale del Ministero del Lavoro, Servizi Lavoro , entro e non oltre il 15 luglio 2024. Ministero del lavoro avviso pubblico

Le aziende che partecipano a procedure pubbliche possono utilizzare il rapporto del biennio precedente, integrandolo con i nuovi dati.

Le dimensioni dell’organico devono essere osservate al 31 Dicembre del secondo anno relativo al biennio di riferimento, quindi per la scadenza del prossimo 30 Aprile (15 luglio in virtù della proroga valida nel 2024), è necessario prendere in considerazione il personale occupato alla data del 31 Dicembre 2023.

I dipendenti computati ed inclusi nel conteggio sono:

  • Lavoratori a tempo indeterminato;
  • Lavoratori a tempo pieno;
  • Lavoratori a tempo parziale (in proporzione all’orario svolto);
  • i lavoratori a termine, a prescindere dalla durata del contratto;
  • i dirigenti;
  • i lavoratori occupati in regime di smart working;
  • i lavoratori con contratto intermittente (art. 39, D.Lgs. n. 276/2003);
  • gli apprendisti;

I dipenenti non computabili ed esclusi dal conteggio sono:

  • i lavoratori somministrati a termine o a tempo indeterminato (art. 22, c. 5, D.Lgs. n. 276/2003);
  • i lavoratori a domicilio;
  • i collaboratori coordinati e continuativi;
  • i soci lavoratori;
  • i lavoratori dell’impresa familiare;
  • i tirocinanti e gli stagisti (art. 1, c. 2, D.M.  25.3.1998, n. 142).

Modalità di Trasmissione

 

A partire dal biennio 2022-2023, il rapporto dovrà essere trasmesso telematicamente attraverso l’apposita procedura messa a disposizione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Per l’invio sarà necessario collegarsi al portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, accedendo tramite SPID, oppure, con le credenziali di Cliclavoro all’indirizzo web: https://servizi.lavoro.gov.it/equalmonitor/Home/Welcome

Agevolazioni

Le aziende che ottengono la certificazione di parità possono beneficiare di bonus nei punteggi per gare d’appalto, meccanismi di premialità negli appalti pubblici e agevolazioni contributive.

Secondo le informazioni riportate nel documento, le imprese che rispettano i criteri base possono fare domanda per ottenere la certificazione di parità da organismi accreditati.

Questo certificato conferma che l’impresa rispetta determinati standard minimi stabiliti dalla normativa UNI pdr 125-2022.

Ottenere tale certificazione permette di accedere ad almeno 3 benefici, tra cui:

1.     Un bonus nei punteggi per vincere gare d’appalto legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) o al Piano Nazionale Complementare (PNC), come indicato all’articolo 47 del Decreto-legge n.77/2021;
2.     meccanismi e strumenti di premialità in tutti gli appalti pubblici;
3.     agevolazioni contributive.parit_di_genere__1716650376

 

In materia di agevolazioni contributive, infatti, l’articolo 5 della legge 5 novembre 2021, n. 162, prevede un esonero dal versamento dell’1% dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 50.000 euro annui, a favore dei datori di lavoro privati in possesso della certificazione della parità di genere.

L’Istituto, con la circolare INPS 27 dicembre 2022, n. 137, ha fornito le indicazioni operative per l’applicazione dell’esonero contributivo.

L’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna impresa. Alle aziende che, alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento, siano in possesso della certificazione della parità di genere, inoltre, è riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

Con l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici, di cui al D.Lgs. n. 36/2023, secondo quanto previsto all’art. 108, comma 7, così come modificato dall’art. 6, comma 2-bis, D.L. n. 51/2023, convertito con modificazioni dalla Legge n. 87/2023, infine, le amministrazioni aggiudicatrici indicano, nei loro avvisi, un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di genere.

Sanzioni

La mancata trasmissione del rapporto può comportare sanzioni pecuniarie e la sospensione dei benefici contributivi per un anno.

Il Ministero sul proprio sito istituzionale pubblicherà sia l’elenco delle imprese che hanno trasmesso il rapporto che quello dei datori di lavoro che non hanno adempiuto a tale obbligo.

La mancata trasmissione – anche dopo l’invito alla regolarizzazione da parte dell’Ispettorato del Lavoro competente per territorio – comporta l’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 11 del D.P.R. 19 marzo 1955, n. 520; se l’inottemperanza si protrae per oltre 12 mesi, è disposta la sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda (art. 46, comma 4, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198).

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro verifica la veridicità dei rapporti e, in caso di rapporto mendace o incompleto, è prevista l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro (art. 46, comma 4 bis, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198).

Per maggiori informazioni sulle scadenze, le procedure e le sanzioni relative al rapporto biennale sulla parità di genere, contattateci all’indirizzo e-mail consulenza@ronzonigroup.it.

Le aziende interessate ad ottemperare, a prescindere dal numero dei dipendenti occupati e dall’obbligo,  sono invitate a comunicarci entro il 25 giugno 2024 se intendono inviare il prospetto

per avvalersi delle opportunità connesse al rispetto dell’adempimento qui descritto. Anche le aziende più piccole, con meno di 50 dipendenti, possono volontariamente aderire alla compilazione del rapporto biennale con l’intento di beneficiare delle opportunità e agevolazioni legate alla certificazione di parità di genere.

Certificazione di Parità di Genere: Agevolazioni e Sanzioni

Scopri i benefici della certificazione di parità di genere e le sanzioni per la mancata trasmissione del rapporto biennale.

Agevolazioni per la Certificazione di Parità di Genere

Le imprese che rispettano i criteri base possono fare domanda per ottenere la certificazione di parità da organismi accreditati.

Questo certificato conferma che l’impresa rispetta determinati standard minimi stabiliti dalla normativa UNI pdr 125-2022.

Ottenere tale certificazione permette di accedere a vari benefici, tra cui:

  1. Un bonus nei punteggi per vincere gare d’appalto legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) o al Piano Nazionale Complementare (PNC), come indicato all’articolo 47 del Decreto-legge n.77/2021;
  2. Meccanismi e strumenti di premialità in tutti gli appalti pubblici;
  3. Agevolazioni contributive.

In materia di agevolazioni contributive, l’articolo 5 della legge 5 novembre 2021, n. 162, prevede un esonero dal versamento dell’1% dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 50.000 euro annui, a favore dei datori di lavoro privati in possesso della certificazione della parità di genere.

→  Valore e vantaggi della parità di genere in azienda

 

Sanzioni in caso di Mancata Trasmissione

Il Ministero sul proprio sito istituzionale pubblicherà sia l’elenco delle imprese che hanno trasmesso il rapporto che quello dei datori di lavoro che non hanno adempiuto a tale obbligo.

La mancata trasmissione comporta l’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 11 del D.P.R. 19 marzo 1955, n. 520; se l’inottemperanza si protrae per oltre 12 mesi, è disposta la sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda (art. 46, comma 4, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198). L’Ispettorato Nazionale del Lavoro verifica la veridicità dei rapporti e, in caso di rapporto mendace o incompleto, è prevista l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 5.000 euro (art. 46, comma 4 bis, D.Lgs. 11 aprile 2006, n. 198).

Per maggiori informazioni sulle agevolazioni e le sanzioni relative alla certificazione di parità di genere, contattateci all’indirizzo e-mail consulenza@ronzonigroup.it.

Le principali leggi sulle pari opportunità rappresentano importanti passi avanti nella promozione delle pari opportunità e nella lotta contro la discriminazione di genere.

  1. D.Lgs. 198/2006 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna): Questo decreto legislativo è finalizzato a prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione fondata sul sesso in tutti i campi della vita civile, sociale, economica, ecc.
  2. Legge 162/2021: Questa legge interviene in materia di pari opportunità nel contesto lavorativo al fine di rafforzare la tutela già offerta dal D.Lgs. n. 198/2006, inserendo un inedito sistema di certificazione e conseguente premialità per le aziende virtuose e inasprendo l’apparato di sanzioni e controlli
  3. D.Lgs. 36/2023 (Codice dei contratti pubblici) : Con l’entrata in vigore di questo nuovo codice, le amministrazioni aggiudicatrici indicano, nei loro avvisi, un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di genere.
  4. Legge 5 novembre 2021, n. 162: Questa legge prevede un esonero dal versamento dell’1% dei contributi previdenziali, nel limite massimo di 50.000 euro annui, a favore dei datori di lavoro privati in possesso della certificazione della parità di genere.