Tutti noi conosciamo il proverbio “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”.
Ma c’è chi, in barba al vecchio adagio popolare, sostiene che la fiducia sia la scelta migliore.
Come il sociologo Toshio Yamagishi, che, con una semplice intuizione sul tema, parlò di asimmetria informativa tra fidarsi e non fidarsi.
Quando ci fidiamo di qualcuno, prima o poi capiamo se la fiducia è ben riposta; quando non ci fidiamo, di solito non veniamo a sapere se ci saremmo potuti fidare. Da questa asimmetria emerge che impariamo di più se ci fidiamo. Impariamo qualcosa dei singoli individui e delle situazioni, e acquisiamo esperienza.
Quindi, sebbene la sofferenza causata da una fiducia mal riposta sia un’esperienza comune e diffusa, la verità è semmai all’opposto: ci fidiamo troppo poco.
Yamagishi e i suoi colleghi dimostrarono con degli esperimenti, il valore che ricaviamo dalla fiducia che accordiamo, anche quando siamo in presenza di un esito negativo.
Se la fiducia viene tradita, se cioè ci fidiamo di qualcuno sbagliando, il prezzo da pagare può essere alto, causando irritazione, rabbia e a volte disperazione. Il beneficio, cioè la lezione imparata dall’errore, è spesso sottovalutato. Il prezzo della diffidenza verso qualcuno di cui ci saremmo potuti fidare non è visibile, perché non sappiamo niente del rapporto che sarebbe potuto nascere.
In conclusione, non ci fidiamo abbastanza perché il prezzo della fiducia mal riposta è evidente, mentre i benefici della fiducia mal riposta (imparare) e quelli mancati della diffidenza ingiustificata sono più sfumati. E invece dovremmo prenderli in considerazione: dare una possibilità agli altri non è solo eticamente giusto, ma è anche la scelta più intelligente.
(Fonte: Rivista Internazionale)
Articolo a cura del Dott. Fabio Del Vecchio Consulente per le Risorse Umane